Otto persone sono state messe a morte in Cina perché ritenute coinvolte in “attentati terroristici” attribuiti a gruppi separatisti radicali degli uiguri: l’indocile minoranza islamica cinese dello Xinjiang (nord-ovest del Paese) di ceppo turcomanno. Lo riferisce l’agenzia Nuova Cina, precisando che fra i capi d’imputazione considerati nel processo c’era anche quello di complicità nell’attacco suicida perpetrato nell’ottobre del 2013 in piazza Tiananmen, a Pechino, con un bilancio di due turisti uccisi e 40 feriti. Interpellato via mail dall’Afp, Dilxat Raxit, portavoce del Congresso mondiale degli Uiguri in esilio, ha denunciato il processo come preconfezionato e le esecuzioni delle otto persone come inique. “Un tipico caso di giustizia al servizio della politica” del regime di Pechino, ha accusato.