Il secondo telegramma che Papa Francesco ha inviato alla Cina, partito mentre la sorvolava di ritorno dalla Corea, è giunto alle autorità cinesi. Due articoli pubblicati dai giornali cinesi in lingua cinese, China Daily e Global Times, riportano la circostanza che invece, nel caso del primo telegramma inviato all’andata, non era accaduta. Nessun cenno invece della cosa nell’Agenzia ufficiale Nuova Cina. In entrambi gli articoli si intervistano due esperti cinesi di materie religiose, spiegando come l’appartenenza del papa alla Compagnia di Gesù è sicuramente una buona carta per il Vaticano nei confronti della Cina, dal momento che i gesuiti hanno una lunga tradizione di rispetto e collaborazione con il paese del dragone, che ha avuto in Matteo Ricci un importante esponente. Entrambi hanno però sottolineato come il Vaticano debba riconoscere l’autorità della Chiesa Patriottica Cinese controllata dal governo, lasciando a lei la scelta e la nomina dei vescovi, considerati leader politici locali. Inoltre, il Vaticano deve riconoscere Taiwan come parte della Cina. Intanto, sempre sul China Daily, il governo dello Zhejiang ha spiegato che le chiese abbattute, erano tutte costruzioni abusive. Ma la stretta governativa sui culti non si ferma: mentre le autorità cinesi hanno arrestato in tutto il paese almeno 1000 membri di una setta autoctona cristiano-protestante, la Chiesa di Dio Onnipotente (quattro suoi membri avrebbero ucciso una donna in un McDonalds) e quattro persone che avevano aperto due asili cristiani.