Fornire alla Cina sei laser che rilevano l’inquinamento atmosferico nei cieli di Pechino: è questo l’obiettivo della commessa firmata tra il Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze fisiche della materia (Cnism) e l’Istituto di ricerca Telemetria di Pechino (Brit) dell’Agenzia Spaziale cinese (Casc). La commessa ha un valore di due milioni di euro che serviranno per produrre in Italia sei laser atmosferici chiamati Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging). Il progetto è stato sviluppato dal gruppo di ricerca di Nicola Spinelli, dell’università Federico II di Napoli, mentre a realizzare una delle principali componenti del Lidar, la sorgente laser, è l’azienda Bright Solutions di Pavia. Uno dei lidar da produrre sarà un prototipo che verrà testato su un aereo e se i test saranno positivi, sarà sviluppato e successivamente verrà fornito ai cinesi per metterlo su satellite e controllare l’inquinamento dallo spazio. Il Brit, si è detto interessato, inoltre, a progetti di ricerca e prospettive di produzione industriale in comune col Cnism per dotare l’area urbana di Pechino, una delle più inquinate del pianeta, di una rete di monitoraggio composta da 150 lidar di diverse lunghezze d’onda. Un lidar è un laser a cui vengono aggiunti un telescopio e un rivelatore della luce emessa dal laser e riflessa dalle sostanze presenti in atmosfera. La produzione dei lidar avviene in due tempi: dapprima la Bright Solution realizza il laser della giusta lunghezza d’onda, quindi all’università di Napoli il laser si trasforma il lidar con l’aggiunta di un telescopio e di un rivelatore. I lidar che saranno forniti ai cinesi avranno diverse lunghezze d’onda per intercettare differenti tipi di inquinanti.
Sei laser atmosferici italiani monitoreranno aria Pechino
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