Il dissidente cieco cinese Chen Guangcheng, che riuscì a riparare negli Stati Uniti lo scorso anno dopo essersi rifugiato nell’ambasciata Usa a Pechino, ha accusato le autorità cinesi di non rispettare i patti e di perseguitare i suoi familiari rimasti in Cina. In dichiarazioni rilasciate a Washington, Chen ha detto: “Non solo il governo non rispetta le promesse che aveva fatto un anno fa, ma la situazione è ulteriormente peggiorata perché non hanno smesso di perseguitare i miei familiari”. Chen, che era stato condannato a quattro anni per aver pubblicamente criticato gli eccessi della politica del figlio unico e posto agli arresti domiciliari, si conquistò in novembre i riflettori internazionali per essere riuscito a fuggire dal suo villaggio e a rifugiarsi nell’ambasciata Usa, scatenando una crisi diplomatica fra Pechino e Washington. Alla fine la Cina gli concesse di espatriare negli Stati uniti per studiare diritto a New York, dove vive con la famiglia. Fra le altre cose, un nipote di Chen è stato condannato a tre anni di carcere lo scorso novembre. “Questo basta a dimostrare che il regime comunista cinese non ha intenzione di cambiare”, ha detto Chen, che ha chiesto a Washington di pubblicare i verbali delle trattative segrete fra Usa e Cina quando lui era ospite dell’ambasciata.
Chen Guangcheng denuncia: “Pechino perseguita la mia famiglia”
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