Ripulire i “villaggi del cancro”, le aree rurali cinesi “contaminate dagli scarichi delle industrie tessili che avvelenano i fiumi per produrre sempre più capi d’abbigliamento”. E’ quanto chiede Greenpeace, che in occasione della Giornata mondiale dell’acqua ricorda al governo cinese gli impegni presi per affrontare il problema. Il ministero dell’Ambiente cinese ha diffuso una lista di oltre 400 villaggi dove l’inquinamento dovuto alla produzione industriale ha causato un’impennata delle vittime per tumore, una cifra nettamente superiore al centinaio di villaggi stimati dalle associazioni ambientaliste, rileva Greenpeace. Il governo cinese ha ammesso per la prima volta l’esistenza dei cosiddetti “villaggi del cancro” il mese scorso e ha reso nota anche una mappa ma, sottolinea l’organizzazione arcobaleno, i dati sulla presenza di sostanze pericolose e metalli pesanti nel suolo e nell’acqua sono ancora secretati. Per denunciare la situazione, Greenpeace ha pubblicato oggi il documentario “Textile Towns in the Shadows of Pollution”, che raccoglie le testimonianze di chi vive nei villaggi colpiti dall’inquinamento delle risorse idriche e lavora nelle fabbriche del tessile a diretto contatto con sostanze altamente pericolose. “Il governo cinese ha promesso di impegnarsi per affrontare il problema dell’inquinamento dell’acqua da sostanze tossiche”, afferma Chiara Campione, responsabile di campagna di Greenpeace Italia. “In questa Giornata mondiale dell’acqua vogliamo ricordare a governi e aziende le loro promesse”.
Greenpeace chiede di fermare i ‘villaggi del cancro’
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