Una donna tibetana si è data fuoco in segno di protesta a Pechino. Il fatto è accaduto lo scorso settembre, ma la notizia è emersa solo ora. Lo riferisce il sito Phayul che cita l’amministrazione tibetana in esilio, a Dharamsala, nell’India del nord (dove risiede anche il Dalai Lama). In base a quanto si è appreso, la donna, Passang Lhamo, 62 anni, si è data fuoco per protestare contro l’acquisizione illegale di terra da parte delle autorità cinesi nella regione di Keygudo, nel Tibet orientale, dopo il terremoto del 2010. Dopo vani e ripetuti appelli alle autorità della sua regione, Lhamo si era recata nella capitale per cercare di sottoporre il problema al governo centrale ma, continuando a non ottenere nulla, ha deciso di immolarsi. Secondo le poche informazioni disponibili, la donna è stata poi trasportata in ospedale per essere curata in seguito alle gravi ustioni riportate. Le acquisizioni illegali di terre da parte delle autorità hanno generato negli ultimi anni numerose proteste anche nella regione di Keygudo. Nel 2011, nella zona, 300 persone parteciparono ad una manifestazione di protesta. Molti rimasero feriti negli scontri che ne seguirono e parecchi altri furono arrestati nella successiva repressione messa in atto da parte delle autorità. A giugno scorso un’altra donna, madre di due bimbi, si diede fuoco nella città di Keygu, vicino al monastero di Dhondupling, sempre per protestare contro le acquisizioni di terre. Trasportata in ospedale, di lei non si è saputo più nulla.
Donna tibetana i da’ fuoco a Pechino contro acquisizione forzata delle terre
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