La personale versione di Ai Weiwei di ‘Gangnam style’, il video musicale del rapper sud coreano Psy, diventato in pochissimo tempo uno dei più visti della rete, non è piaciuto alla Cina, che lo ha subito censurato, bloccandone la visione sui siti cinesi. Il popolare artista e dissidente Ai Weiwei, autore tra le altre cose dello stadio di Pechino, il ‘Nido d’Uccellò, qualche giorno fa aveva girato, con l’aiuto di alcuni amici, nel cortile della sua casa di Pechino, una sua versione del noto pezzo, chiamandola ironicamente ‘Caonima style’, un termine che in mandarino significa ‘erba fango cavallo’, e che foneticamente è molto simile a quella usata in gergo per esprimere un insulto rivolto alla madre. Nel video si vede il dissidente che, affiancato da due ragazze e indossando un abito nero e una camicia colorata balla sulle note del famoso pezzo, estraendo ad un certo punto dalla tasca delle manette e facendole volteggiare, con chiaro riferimento al periodo di 81 giorni di detenzione subiti per volere del governo di Pechino, ufficialmente per questioni fiscali, ma in realtà legati alla sua attività di dissidente e di contestatore dell’establishment politico cinese. E probabilmente è stata principalmente questa trovata delle manette a non andare giù alla Cina, tanto da decidere di censurare il video, visibile ora solo su Youtube (che in Cina non è accessibile a meno che non si abbia una vpn, un software cioé che consente di evitare la censura del grande fratello cinese) ma non sugli equivalenti cinesi come Youkou, sui quali pure era stato inizialmente pubblicato. “Ogni persona ha diritto di esprimersi – ha detto Ai Weiwei – e questa libertà di espressione è direttamente collegata alla nostra felicità e alla nostra esistenza. Se una società chiede che uno abbandoni questo diritto, allora questa diventa una società senza creatività e che non può essere una società felice”.
Censurato il Gangnam style di Ai Weiwei
Archiviato in Diritti incivili
Con tag ai weiwei, attivista cieco, avvocati, barack obama, bo xilai, censura, censura su stampa, chen guangcheng, Chen Wei, clinton, diritti civili, dissidenti, esilio, fang lizhi, Gao Zhisheng, Go Chuan, he peirong, hgeithner, hillary clinton, hu jia, hu jintao, Jian Tianyong, Jiang Tianyong, jiang yu, kurt campbell, Li Fangping, Li Tiantian, libia, Liu Shihui, Liu Xia, liu xiaobo, ma zhaoxu, manifestazioni, manifestazioni antigovernative, manifestazioni in cina, obama, pechino, piazza tiananmen, polizia cinese, premio nobel per la pace, proteste, proteste anti governative, proteste in cina, Ran Yunfei, relazioni sino-americane, rivolta dei gelsomini, rivoluzione dei gelsomini, romney, ruanjin, sicurezza, Tang Jingling, Tang Jitian, teng biao, Tiananmen, tibet, Timothy B. Schmit, usa, wen jiabao, Yang Henjun, zheijiang, zhou yongkang
Pingback: ParteCineseParteNopeo
Pingback: Tibetani ballano il Gangnam Style per chiedere a presidente cinese di risolvere problema Tibet | ParteCineseParteNopeo
Reblogged this on (Forse) Si.Può.Fare! and commented:
Un occhio di riguardo.