Ci sono anche tre studenti in sciopero della fame tra quelli che stanno manifestando contro la nuova riforma scolastica voluta dal governo di Hong Kong vicino alle posizioni cinesi, che mira ad inserire nelle scuole anche una educazione patriottica. Tre giovani studenti di scuola superiore che, insieme ad una ottantina di colleghi, sono da un giorno e piu’ accampati in tende dinanzi agli uffici governativi di Hong Kong. Lunedi’ nelle scuole dell’ex colonia britannica dovrebbe entrare in vigore la nuova riforma con il ”curriculum di educazione morale e nazionale”. Il governo di Hong Kong intende introdurre i nuovi cambiamenti a settembre in prova per tre anni, per poi rendere obbligatorio il nuovo programma scolastico dal 2015 per le scuole elementari, dall’anno successivo per quelle superiori. Quello che i genitori di Hong Kong definiscono come un’interferenza politica di Pechino nell’educazione dei bambini di Hong Kong, viene giustificata dalle autorita’ con la necessita’ della costruzione di un sentimento nazionale. In particolare i genitori si scagliano contro alcuni libri nei quali si esalta il modello politico e partitico cinese come l’unico funzionale. Il mese scorso, furono piu’ di 90.000 le persone, tra studenti e genitori, a scendere per strada contro la nuova riforma. Per domani, il National Education Parents’ Concern Group, prevede altrettante persone che, appoggiando la protesta dei tre che fanno lo sciopero della fame e degli altri che manifestano con loro (appartenenti al gruppo dei Scholarism), scenderanno per strada dapprima in un carosello, festa e concerto e poi con manifestazione vera e propria. Sono 214 scuole delle 354 sondate dal gruppo che coordina le manifestazioni, che hanno detto che non applicheranno da lunedi’ la riforma. Non solo per protestare contro una mossa ritenuta inutile, ma anche perche’ ritenuta dannosa per Hong Kong che, sempre di piu’, sta perdendo il suo status autonomo, di ”un paese due sistemi” rispetto a Pechino. Dal 1997, da quando cioe’ gli inglesi la restituirono ai cinesi, l’ex colonia ha vissuto in un status autonomo, senza censure, senza troppe influenze da Pechino. Ma da luglio, in particolare, con l’elezione di Leung Chun-ying, attuale capo del governo di Hong Kong, tanto vicino a Pechino da non fare il suo discorso di insediamento in cantonese, la lingua parlata a Hong Kong, ma in mandarino, la lingua parlata nella capitale cinese, la ‘longa manus’ di Pechino si e’ fatta sentire sempre di piu’. Non solo sulla scuola, ma anche sulla censura: non sono pochi i giornalisti che denunciano maggiori controlli anche ad Hong Kong o censure. Contro questa ”pechinizzazione” di Hong Kong protestano i giovani e i loro genitori.
Sciopero della fame contro educazione patriottica a Hong Kong
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