La ribelle Wukan alle elezioni

Wukan, il villaggio ribelle della Cina meridionale, ferve di attività . Domani, gli ottomila elettori di questo villaggio sulla costa meridionale del Paese, nella ricca provincia del Guangdong, potranno scegliere i sette membri del comitato che li rappresenterà nella battaglia che stanno conducendo da più di tre anni per riavere le loro terre che – affermano – sono state vendute “illegalmente” ad un’ azienda edile dal precedente comitato. “Per la prima volta saranno elezioni vere” dice Liu Wanwei, 33 anni, seduto in una delle sale della sede del comitato, il centro dell’ attività dei ribelli. L’ edificio è pieno di giovani, meno giovani, ragazze in minigonna, ragazzi in giubotti alla moda, ragazzini che si rincorrono, vecchi che predicano la calma, motorini che entrano ed escono dal cortile con a bordo fino a sei persone. “Ho diritto al voto da quando avevo 18 anni – racconta Liu – e ho votato solo la prima volta. Sulle schede c’ erano dei nomi sconosciuti e quando l’ ho fatto presente ai funzionari mi hanno risposto che mi avrebbero indicato loro i candidati da scegliere”. Questa volta, alle elezioni si presentano 21 candidati: “li conosco tutti, so che tipi di persone sono”, sottolinea il giovane. Per il posto di segretario del comitato il candidato è uno solo, che sarà eletto a furor di popolo: si tratta di Lin Zuluan, 67 anni, uno dei leader della rivolta nominato a sorpresa, in gennaio, segretario della locale sezione del Partito comunista cinese (Pcc), il vero centro di potere del villaggio. Prima di questa improvvisa svolta, che viene attribuita all’ intervento personale leader del Pcc del Guangdong Wang Yang, capofila dell’ ala riformista del Partito e possibile, futuro dirigente nazionale, la vicenda di Wukan aveva ricalcato quella di altre migliaia di villaggi cinesi. Accortisi per caso che oltre due terzi delle loro terre erano state vendute dal comitato di villaggio alla società Jiaye, una joint venture tra ricchi di Hong Kong e potenti locali, i residenti hanno cominciato a protestare, prima inviando lettere al governo provinciale, poi a quello nazionale e infine con le manifestazioni di piazza, iniziate nel settembre scorso. Wukan é salito alla cronache nazionali e internazionali nei mesi seguenti quando i dirigenti locali del Partito sono stati costretti a fuggire da una folla inferocita. Sono seguiti gli abituali arresti e uno dei leader della rivolta, Xue Jinbo, è morto in custioda della polizia in dicembre, in circostanze che rimangono oscure. La morte di Xue ha dato nuova forza alle proteste, che si sono calmate solo con l’ intervento di Wang, la nomina di Lin Zuluan a segretario del Partito locale e all’ inizio del “vero” processo elettorale che avrà il suo culmine con l’ elezione del nuovo comitato. “E’ solo il primo passo”, afferma Hong Ruichao, 28enne candidato alle elezioni. “Poi dovremo riprenderci le terre, e non sarà facile. Ma siamo fiduciosi e non siamo disposti a mollare”. “Sette persone non possono risolvere il problema, ma dietro di loro ci sono diecimila abitanti di Wukan”, aggiunge. Hong non si nasconde che i problemi sono grandi: “prima di tutto – spiega – la vendita illegale, poi l’ occupazione illegale delle terre (da parte dei rappresentanti della Jiaye).”. E rimane irrisolto il mistero della morte di Xue Jinbo. Una delle sua figlie, Xue Jianwan, 21 anni, insegnante, é candidata alle elezioni. “Ma anche se sarò eletta, penso che rinuncerò” – ha dichiarato all’ ANSA – “c’ è una forte pressione da parte della mia famiglia, hanno paura di quello che potrebbe succedere dopo”. “Solo mia madre mi sostiene ma tutti i miei zii e gli altri parenti dicono che già abbiamo cosa succede ad esporsi eccessivamente, che già abbiamo perso mio padre”.

fonte: ANSA

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