Continua ad essere detenuto in un luogo segreto nella regione della Mongolia Interna il dissidente mongolo Hada, nonostante sia trascorso un anno dalla data del suo rilascio ufficiale. Lo riferisce il sito di radio Free Asia. “Il partito comunista lo ha condannato a 15 anni di carcere – ha spiegato Xi Haiming, presidente della sede tedesca della Lega per la difesa dei diritti umani in Mongolia (Smhric) – ma trascorsi i 15 anni lo scorso dicembre, non solo non lo hanno liberato ma per mettergli ulteriore pressione hanno anche arrestato sua moglie e suo figlio”. Hada, 55 anni, era stato arrestato per “separatismo” in quanto aveva condotto una campagna non violenta per l’indipendenza della Mongolia interna dal dominio cinese. La cognata del dissidente, Naara, ha raccontato che le autorità non lo hanno rilasciato perché Hada si è sempre rifiutato di piegarsi, dimostrandosi non cooperativo con le autorità. “Da quando lo hanno arrestato – ha raccontato Naara – non hanno mai consentito a nessun membro della famiglia di visitarlo. Il nostro telefono di casa per un certo periodo è stato anche staccato”. Il figlio di Hada, dopo essere stato arrestato, ufficialmente per spaccio di droga, è stato messo agli arresti domiciliari. Il suo appartamento è sorvegliato da telecamere di sicurezza e i suoi movimenti sono limitati. Il ragazzo ha raccontato di aver assistito, durante la detenzione, ai maltramenti subiti dagli studenti e dagli intellettuali mongoli che avevano partecipato alle proteste delle scorsa estate. La moglie di Hada, Xinna, è invece detenuta (per aver gestito degli affari illegalmente) e in attesa di processo. I Mongoli rappresentano una minoranza etnica riconosciuta in Cina e il loro numero, secondo i dati ufficiali, si aggira sui 6 milioni di persone.
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