Appello per l’affermazione dell’identità uighura

La leader uigura in esilio, Rebiya Kadeer ha fatto appello al popolo cinese affinche’ aiuti il suo popolo ad affermarsi e a portare avanti le proprie istanze. Lo riferisce Radio Free Asia (Rfa). ”Poiche’ la situazione nel Turkestan orientale sta peggiorando sempre di piu’ man mano che passano i giorni – ha detto Rebiya in un’intervista con Rfa – faccio appello direttamente al popolo cinese affinche’ possa essere trovata una soluzione duratura al problema”. Gli uiguri usano il termine ”Turkestan orientale” per fare riferimento alla regione dello Xinjiang, teatro di scontri e violenze durissime nelle ultime settimane. Gli attacchi del mese scorso infatti hanno provocato la morte di oltre 30 persone tanto che le autorita’ hanno annunciato una nuova repressione. Secondo Kadeer, che tra l’altro presiede il Congresso Mondiale degli uiguri, il governo cinese non ha ne’ l’intenzione ne’ il coraggio di affrontare e risolvere un problema ormai cronico nella regione, dove ci sono problemi di discriminazione etnica, controlli oppressivi, poverta’ e mancanza di lavoro. ”Dobbiamo comprendere – ha detto Rebiya Kadeer – che impegnarsi per lo sviluppo dello Xinjiang non e’ la stessa cosa che aiutare gli uiguri. Questi ultimi non sono sul tavolo delle trattative quando si tratta di parlare del piano di sviluppo e di costruzione deciso dal governo centrale e regionale”. Il popolo uiguro accusa Pechino di cercare di diluire la loro presenza e l’influenza culturale nello Xinjiang favorendo l’immigrazione della popolazione di etnia Han, quella prevalente in Cina. La percentuale di cinesi ”han” nella regione dello Xinjiang sta infatti crescendo rapidamente contando ora circa il 40% della popolazione contro il 45% di uiguri. ”Il popolo cinese ha due possibilita’ – ha concluso la leader uigura – una consiste nel continuare a tenere gli occhi chiusi sugli omicidi di massa effettuati in nome della sicurezza nazionale e quindi poi di conseguenza continuare a vivere sotto il giogo del partito senza avere nessuna liberta’ neanche per le generazioni future, l’altra possibilita’ e’ quella di unirsi contro le politiche repressive e creare una atmosfera di liberta’ dove tutti possano respirare”.

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