Le autorita’ cinesi stanno facendo pressioni sulla moglie di Hu Jia, il dissidente in carcere che si e’ battuto per i diritti dei malati di Aids, perche’ lasci la propria casa, a pochi giorni della presunta uscita dal carcere dell’uomo. Lo riferisce Radio Free Asia. Zeng Jinyan, che ieri su Twitter aveva annunciato la liberazione del marito per la fine del mese, ha denunciato che le autorita’ stanno facendo pressioni su lei e sulla sua famiglia affinche’ lasci la casa di Shenzhen, la citta’ nel sud del paese dove due mesi fa si e’ trasferita da Pechino. E’ probabile che le autorita’ vogliano che la donna torni a Pechino quando il marito sara’ rilasciato per di fatto, tenere entrambi agli arresti domiciliari. La donna si e’ opposta, anche perche’ non vuole ritornare nella capitale dove e’ stata continuamente sotto osservazione degli agenti. Inoltre ha chiesto comunque un rinvio visto che la sua bambina deve finire la scuola. Il 39nne dissidente Hu Jia e’ stato tra i primi a denunciare lo scandalo dell’Henan, la provincia nella quale alla fine degli anni novanta migliaia di contadini hanno contratto l’aids attraverso trasfusioni di sangue infetto. E’ in carcere dall’aprile del 2008 dopo una condanna a tre anni e mezzo per ”incitamento a sovvertire i poteri dello Stato”. Si e’ sempre battuto per i diritti dei malati di aids e ha condotto altre battaglie sui diritti civili, denunciando spesso le autorita’ cinesi. A lui, che e’ stato anche presidente dell’associazione culturale 4 giugno, che ricorda la strage di piazza Tiananmen, e’ stato dato il premio Sakharov nel 2008 e nello stesso anno e’ stato candidato al Nobel per la pace, con forti proteste da parte del governo cinese.
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