Erano decine di migliaia le candele che hanno illuminato la notte di Hong Kong ieri sera al Victoria Peak durante la tradizionale manifestazione in ricordo delle vittime della strage di piazza Tiananmen. Erano oltre 150.000 secondo gli organizzatori della manifestazione, 77.000 secondo la polizia. Cifre incredibili per la Cina continentale. Segno che la politica dell’ “un paese due sistemi” funziona. Ma scricchiola, perché proprio in relazione a questa manifestazione, la polizia di Hong Kong ha arrestato 53 persone che avevano iniziato a marciare in un’altra zona della città alla fine della veglia e non avevano acconsentito a disperdersi dopo la mezzanotte. Parecchi di loro sarebbero stati anche fermati per oltraggio nei confronti delle forze dell’ordine. Sembra comunque che la maggior parte dei fermati siano stati rilasciati stamattina. “La polizia rispetta il diritto di espressione della gente – si legge nel comunicato delle autorità – ma essi devono seguire la legge di Hong Kong”. Diversi attivisti e alcune organizzazioni non governative vedono invece negli arresti di ieri un chiaro segnale rivolto soprattutto a Pechino, un segno di vicinanza. L’ex colonia britannica è conosciuta come un’isola di libertà e democrazia nel sistema cinese, almeno fino a quando, nel 2047, non sarà soggetta totalmente alle leggi cinesi. Qui internet non è controllata come in Cina, ma negli ultimi tempi aumentano le preoccupazioni per i diritti civili, normalmente garantiti. Hong Kong è sempre stata una zona franca per i dissidenti scappati dalla repressione cinese, ma negli ultimi tempi la situazione è lievemente cambiata. Proprio ad un dissidente ex leader della rivolta studentesca soffocata poi a Tiananmen 22 anni fa, Wang Dan, lo scorso gennaio le autorità di Hong Kong hanno negato il visto senza dare spiegazioni. Il capo dell’amministrazione, Donald Tsang, è amico di Pechino e nei mesi scorsi è stato attaccato duramente, anche fisicamente, da cittadini imbufaliti dal suo atteggiamento e da leggi non condivise. Le autorità hanno operato una maggiore stretta sulla legge della libertà di assemblea e la polizia ha acquistato potere. Certo, Hong Kong è ancora un luogo libero dove si può manifestare ed esprimere le proprie idee, ma qualcosa, leggermente, sta cambiando. Il presidente dell’Hong Kong Alliance, Lee Cheuk-yan, ha accusato la polizia di aver cercato ieri di fermare più persone che volevano entrare nel parco con la chiusura di alcune entrate. La manifestazione di ieri sera è stata anche la prima senza Szteo Wah, un ex sindacalista che aveva attivamente sostenuto il movimento studentesco del 1989, morto di cancro all’inizio dell’anno. Ma è stato mostrato un suo video. In un audio pre-registrato, Ding Zilin, fondatrice del gruppo delle Madri di Tiananmen e agli arresti domiciliari in Cina, ha espresso il suo dolore per la morte di Szeto, che ha descritto come un leader di rilievo del movimento democratico.
Nonostante la libertà, a Hong Kong arrestate 53 manifestanti per Tiananmen
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