Le autorità della regione autonoma della Mongolia interna cinese, hanno annunciato oggi una inchiesta sulle miniere di carbone della regione per venire incontro alle richieste dei manifestanti, dopo l’uccisione di un pastore da parte di un camion che trasportava il carbone, e che da giorni bloccano la provincia. Lo riferisce l’agenzia Nuova Cina. Secondo l’agenzia un tribunale locale sta preparando il processo contro quattro persone legate alla morte del pastore che, come riferisce la versione ufficiale, protestava per il rumore e l’inquinamento creato notte e giorno nel suo villaggio dai camion che trasportano il carbone. Le dimostrazioni hanno avuto inizio dopo che Mergen, un allevatore mongolo, il 10 maggio scorso è stato investito e trascinato via per oltre 150 metri da un camion guidato da un uomo di etnia Han, quella prevalente nel paese. Pochi giorni dopo un altro allevatore è morto in seguito agli scontri con minatori locali. Venerdì scorso centinaia di allevatori mongoli si sono scontrati con la polizia non tanto, come recita la versione ufficiale, per il rumore e l’inquinamento causato dai camion, ma per chiedere che le autorità cinesi rispettino i cittadini di etnia mongola e il diritto di conservare il loro tradizionale stile di vita. La Mongolia interna è una delle regioni tra le maggiori produttrici di carbone, tanto che la Cina intende aprire qui diverse nuove miniere. Questi progetti hanno fatto sorgere nella popolazione locale di etnia mongola la preoccupazione di un nuovo e sempre maggiore influsso nella zona della maggioranza han, che conta già circa il 90% della popolazione totale della Cina. Circa 4 milioni di mongoli vivono in Cina, la maggior parte proprio nella Mongolia Interna, dove attualmente rappresentano circa il 20% della popolazione complessiva che ammonta a circa 20 milioni di persone.